Se pensi al gaming come a uno strumento ormai obsoleto, leggi questo articolo, ne rimarrai colpito.
Ti dico solo che, a livello italiano, nel 2020 il valore di mercato del gaming si aggirava attorno ai 2 miliardi e 179 milioni di euro: una crescita del 21,9% rispetto all’anno precedente.
Ma quali i possibili vantaggi in ottica marketing? Cerchiamo di capirlo nei prossimi paragrafi.
Il gaming può essere usato a fini di marketing?
Lascia che te lo dica.
Il Digital Report 2021, stilato da Wearesocial, ha aperto un vaso di Pandora da cui sono fuoriuscite informazioni particolarmente interessanti riguardo al gaming.
Prima di tutto, occupiamoci dei dati inerenti al pubblico target. Dobbiamo proprio? Beh, sì.
Tieni bene a mente che capire, conoscere e studiare in modo approfondito la fetta di pubblico a cui ci si rivolge è fondamentale per strutturare una strategia efficiente e per comunicare in modo efficace: è un passo obbligatorio per ottenere risultati validi e concreti.
Ma non siamo qui per parlare di questo: qui trovi di più.
Ora, torniamo a noi con alcune statistiche a livello globale:
- Il 93% degli utenti appartengono alla fascia 16-24, il 92% ha un’età compresa tra i 25 e i 34 anni, l’87% tra i 35 e i 44 e il 78% tra i 45 e i 54 anni;
- Sono state implementate diverse applicazioni dedicate al gaming: dal 47% del 2019 al 52% del 2020.
Guardando il ranking di Google Play e iOS riguardo alla tipologia di app più utilizzate, in entrambi i casi troviamo al primo posto app di gaming, seguite da foto e video ritocco, intrattenimento e piattaforme social.
Sono dati interessanti, non credi? Ma c’è di più.
Secondo le ultime statistiche rilasciate da Newzoom, il valore del mercato del gaming aumenterà dell’8,7% da qui al 2024, fino a toccare un tetto di 218,7 miliardi di dollari.
Possiamo dire, quindi, che le premesse per poter utilizzare il gaming in modo efficace in ottica marketing ci sono tutte.
In particolare, si parla di gamification marketing: ricalcare le strutture del gaming all’interno della strategia di marketing del brand.
La classica struttura punti-livelli è il classico punto di partenza: le medaglie di Apple Watch in base ai risultati che ottieni ti dicono qualcosa?
I concetti: social gaming e advergame
Probabilmente ne hai già sentito parlare: il social gaming racchiude tutti quei giochi che fanno leva sulla condivisione dell’esperienza e sull’interazione sociale.
Elementi, questi, che sono alla base di piattaforme di streaming come Twitch, che in Italia è usato dal 14,6% della popolazione. Un dato interessante, se confrontato con il 23,9% del popolarissimo Tik Tok.
L’advergame, invece, è una tipologia di content marketing che sfrutta le dinamiche del gaming per pubblicizzare brand e/o prodotti. Di solito i protagonisti sono i prodotti stessi o il brand, e no, non si tratta degli annunci pubblicitari inseriti all’interno dei giochi stessi.
Un buon esempio è la campagna di Nike: sfruttando la dinamica del “gioco”, ha dato via a una campagna interessante per il lancio di una nuova linea di scarpe.
O ancora, il gioco “Rescue Matilda” ideato dall’italianissima Chiara Ferragni o il caso di Magnum con Magnum Pleasure Hunt, che ha raggiunto circa 7 milioni di utenti con 15 milioni di impression sui social.
Ma perché il gaming funziona?
Analizzato dal punto di vista del marketing, il gaming ha prevalentemente due enormi punti di forza: l’engagement e il binomio impegno/ricompensa.
- L’engagement è per eccellenza l’aspetto più importante del gaming, dato che ogni singolo utente ha, naturalmente, un ruolo attivo all’interno del videogioco. Interesse, scoperta, avventura, sfida e divertimento sono solo alcune delle leve che si vanno a stimolare;
- Binomio impegno/ricompensa: lo sapevi che l’impegno è una delle 6 armi della persuasione? Il principio di base è che nel momento in cui prendiamo una decisione siamo intrinsecamente portati a rispettarla. Questo per coerenza, una qualità che ci conferisce rispettabilità e stima.
Gamification esempi
Gaming e brand
Gucci: nel giugno 2020 il brand ha creato un’iniziativa chiamata Tennis Clash, un torneo di tennis in cui i giocatori indossano capi firmati completamente Gucci. Ma Gucci ha lanciato un progetto di portata ben superiore di recente all’interno di Roblox: chiamato Gucci Garden Experience, si tratta di uno spazio in cui gli utenti potevano fare shopping.
Balenciaga: a dicembre 2020 ha lanciato un gioco chiamato Afterword: the age of tomorrow in occasione dell’uscita della collezione autunno/inverno 2021;
Lamborghini: nel 2020 il marchio ha organizzato un torneo automobilistico sulla piattaforma Rocket League;
Louis Vuitton: ha fatto il suo ingresso nel mondo del gaming nel 2019, quando ha siglato una collaborazione con Riot Games in occasione del campionato di League of Legends in cui ha messo a disposizione divise per i giocatori. Di recente, ha lanciato il suo gioco mobile “Louis the Game”, in cui la mascotte Vivienne ha il compito di raccogliere 200 candele per festeggiare il compleanno della casa di alta moda.
Quale la direzione per gaming & marketing?
Sì, potremmo proprio chiamarla metamorfosi: i social si sono evoluti, inserendo nella cassetta degli attrezzi strumenti sempre più evoluti e all’avanguardia.
Pensa che, negli ultimi mesi, si sta parlando addirittura di metaverso in casa Facebook, un “set di spazi virtuali in cui creare ed esplorare insieme a persone che non si trovano fisicamente accanto a te. Potrai uscire con i tuoi amici, lavorare, giocare, imparare, fare shopping, creare e molto altro ancora”.
Conclusioni
Dati reali ed esempi concreti suggeriscono che sì, il gamification marketing potrebbe essere effettivamente un’arma strategica molto potente.
In effetti si tratta di uno strumento che ha in sé caratteristiche essenziali per il successo di qualsiasi brand, come condivisione, interesse e coinvolgimento.